Un gioco di regole
La musica ha delle regole che non sono morali –come quelle del bene e del male- sono regole che aggiungono interesse all' oggetto che si costruisce.
Questa caratteristica si sviluppa anche nell' infanzia. Per esempio abbiamo visto che certi bambini giocano con movimenti che vanno a destra e poi a sinistra, scoprono giochi alternando suoni e movimenti; ma ad un certo momento compaiono le vere e proprie regole del gioco. Ci sono dei bambini che si divertono molto, dopo aver giá imparato a camminare bene, a inventare le proprie regole del gioco. Occupano lo spazio per esempio, facendo salti fra i quadrati delle piastrelle, oppure seguono linee del pavimento senza uscire dalla riga, fanno dei cerchi, girotondi; in altre situazioni sono capaci di comporre dei rompicapo, di fare incastri tra le parti di un insieme (il negativo con il positivo), tutti conosciamo questi giochi con regole. Vi sono poi dei giochi collettivi, specialmente fra le bambine, che fanno il girotondo accompagnandosi da versi ripetitivi; sono forme semplici di costruzioni sonore.
Vi sono poi delle forme regolate dall'incastro di parti che la musica occidentale ha usato molto nel canone, per esempio, che i compositori conoscono bene, ma anche i bambini, e che producono effetti molto belli, anche se non si sa perché. Sentiamo un esempio di canone al clavicembalo. Si tratta di un canone nel quale si imita un' idea, ma la si fa e la si ascolta, sfasatamente.
Vi sono differenti forme di canoni; ció che fa piacere è che si ascolta perché funziona bene, le voci si incastrano e si aprezza la sovrapposizione.
Voi dovreste sapere che la fuga e la polifonia hanno adoperato moltissimo il gioco di regole. Non è male non seguire le regole ma è molto meno interessante. Il gioco di regole produce un certo piacere. C'è un certo piacere quando si possono aggiustare le parti, ma non bisogna pensare che soltanto in Bach o la musica colta occidentale vi siano le regole.
Regole esistono in tante altre musiche e in altre culture che oggi si possono conoscere. Per esempio in musiche provenienti dall'Africa dove vi sono giochi sonori molto interessanti. Ascolteremo un gruppo di musica etnica chiamato “Banda linda” composto da 12 a 15 persone, ciascuna delle quali suona una ‘tromba' che è un lungo tubo senza fori. Ogni ‘tromba' produce una nota soltanto ( Delalande viene interrotto da un musicista presente in sala che dice “Anche in Cile abbiamo quel tipo di aerofono monofonico, costruito dal popolo mapuce (etnia indigena del sud); si tratta di una lunga canna naturale vuota, chiamata koliwe, e senza fori che si chiama “trutruka”).
Delalande prosegue spiegando i procedimenti organizzativi di quella musica africana (della regione subsahariana) che è molto complessa. Sicome ciascuna “tromba” produce una sola nota, per produrre una melodia bisogna suonare ognuno a turno. Ma non si tratta di melodia ma di polifonia a 4 voci; ognuno suona la tromba con una formula ritmica differente e sfasatamente e la sovvraposizione dei ritmi genera la polifonia. Il risultato è poliritmico e polifonico. Si tratta di un gioco sonoro stupendo, molto complicato e difficile che ancora non conosciamo bene. Voglio dire che non solo in Occidente esiste musica complessa ed elaborata.
Prima di aver studiato questa musica, il ricercatore Simha Arom aveva letto articoli che misconoscevano il valore di quella musica dal momento che la descrivevano come “musica cacofonica, senza idee musicali”. Gli esploratori che andavano in Africa Centrale prima degli anni 30 non sapevano ascoltare questo tipo di musica. Occorreva saperla analizzare per poterne capire la costruzione.
La musica che ascolteremo a seguire, inizia con il suono di una tromba più piccola delle altre, suonata dal capo, che fa da direttore, e che ha un solo foro, quindi produce due note; poi intervengono le altri voci (le altre trombe) in successione, una dopo l'altra in un gioco polifonico, ‘come se fosse' l' introduzione di una fuga...
(A un certo punto, Delalande interrompe la registrazione e dice: “la musica si complica sempre di più . Sembrerebbe che sia ripetitiva ma non è cosí. Dobbiamo ancora comprenderla meglio perché l'interazione fra gli strumentisti è poco conosciuta).
Perché sto dicendo che nella musica esiste una dimensione sensomotoria nella produzione del suono, poi una dimensione simbolica e la nascita del gioco di regole? Perché queste fasi corrispondono –per fortuna- esattamente alle forme di gioco infantile che ha studiato profondamente soprattutto Jean Piaget, sebbene non sia stato l'unico a farlo; molti teorici concordano sul fatto che esistono molte forme di gioco dove possono ritrovarsi le tre dimensioni: gioco sensomotorio, gioco simbolico, gioco di regole.
Allora che cosa, in generale, c'è nella musica?
C'è una dimensione sensomotoria nella produzione del suono, una dimensione simbolica nell'uso del suono e vi è una organizzazione grazie al gioco di regole nella costruzione delle produzioni sonore che noi chiamiamo musica.
Abbiamo quindi trovato ora una definizione generale e semplice di musica, perché le forme simboliche cambiano secondo le differenti culture, le regole cambiano, ma si ritrovano sempre: quindi, in generale, abbiamo sempre fattori di sensomotricità, simbolismo e gioco di regole. Questa è la prima idea che io volevo esporre.
Vediamo ora come si può trasferire l'esposizione teorica precedente alla pratica. Quello che sto per proporre è che la produzione sensomotoria comincia dall'esplorazione, fondamento pratico per lo sviluppo delle condotte musicali.